È una forma di allevamento sviluppatasi soprattutto nel centro-sud dell’Italia ed in particolare in Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia. Inizialmente indicato per l’uva da tavola, è stato ben presto adottato anche per la produzione di uve da vino. I parametri qualitativi delle uve da vino però, come il contenuto in polifenoli e il potenziale aromatico, a causa dell’elevata produzione per ceppo, indicano che tale forma di allevamento non predispone solitamente alla produzione di uva di grande qualità.
Normalmente, questa forma, necessita di essere condotta in sistema irriguo per soddisfare il notevole sviluppo vegetativo e il forte carico produttivo.
Nella fase di produzione, la vite a tendone, è alta circa due metri e dalla sommità partono mediamente quattro capi a frutto stesi orizzontalmente su un’impalcatura di fili di ferro e di pali, disposti a raggera.
Le distanze di impianto variano da 4×4 m in terreni freschi e fertili, fino a 2×2 m in terreni dalla fertilità più contenuta. Quella a tendone è una forma di allevamento a bassa densità di ceppo per ettaro, costretta ad elevate produzioni di uva per ceppo. Normalmente le viti sono poste a dimora singolarmente anziché a coppia, anche se in terreni molto fertili è possibile ricorrere all’impianto di viti accoppiate e in alcuni casi di quattro viti per posta.
I sostegni che sorreggono tutta l’intelaiatura sono di tre tipi e classificati in base alle funzioni svolte:
pali ad angolo ai vertici dell’appezzamento;
pali di corona perimetrali: molto robusti e collocati lungo l’esterno dell’appezzamento, ancorati in alto da fili di grosso calibro a blocchi di ancoraggio, poiché hanno la funzione di reggere la grande rete di fili di ferro che dovrà ospitare e sostenere la vegetazione;
pali rompi-tratta posti accanto ad ogni vite.
Questa forma di allevamento è molto costosa sia per quanto riguarda i materiali e le spese di impianto, sia per la sua gestione ordinaria che è prevalentemente manuale; il tendone classico risulta infatti difficilmente meccanizzabile. Per consentire la meccanizzazione si è pensato di allontanare la zona di produzione dal tronco e dirigerla secondo due direzioni parallele, orientando i quattro capi a frutto in senso opposto; in tal modo si alternano filari ed interfilari a somiglianza delle pergole.