Il verdicchio è presente soprattutto nelle Marche, anche se in passato era molto diffuso in altre regioni del centro Italia come l’Umbria e il Lazio. Il nome fa riferimento ad un gruppo numeroso di vitigni, la cui denominazione è espressione delle caratteristiche cromatiche del grappolo che si manifesta in riflessi verdastri alla maturazione, quali il Verdisio, la Verdea, la Verdeca, il Verdello, il Verduzzo ecc… Test del DNA hanno provato che Verdicchio, Trebbiano di Soave e Trebbiano di Lugano sono la stessa cosa, ciò è dovuto probabilmente ad una migrazione di agricoltori verso le Marche nel 1400, anche se effettivamente oggi le tre varietà differiscono abbastanza a livello di patrimonio aromatico.
È un vitigno vigoroso, a maturazione medio tardiva, con alta sensibilità alla botrite per la sua buccia sottile ed in annate favorevoli e con grappoli spargoli può essere lasciato sulla pianta in sovra-maturazione per ottenere dei vini da uve infavate. Ha vigoria medio-elevata e preferisce i terreni argillosi-calcarei che ben si asciugano durante la maturazione dell’uva, preferibilmente posti in collina e ben esposti.
Se vinificato in purezza, il vino presenta quasi sempre un colore giallo paglierino abbastanza carico, con riflessi verdognoli; nel profilo sensoriale del vino giovane prevalgono le componenti floreali (fiori di acacia), agrumate, da mandorla amara; mentre nel vino maturo appaiono dei sentori di cherosene, di pietra focaia, di elegante mineralità. Questi descrittori aromatici provengono dai cosiddetti precursori di aroma, frutto del metabolismo dei caroteni nelle prime fasi di sviluppo della bacca.
L’uva del verdicchio si presta anche alla produzione di vini spumanti ed ottimi vini passiti.