Vitigno a bacca rossa caratterizzato da una vigoria medio-alta e un’ epoca di maturazione abbastanza tardiva; preferisce i terreni collinari, soprattutto se di origine vulcanica o argilloso-calcarei. Introdotto dai Greci lungo la costa tirrenica intorno al VII-Vi secolo a.C. è senza dubbio una delle varietà a bacca rossa più antiche del sud Italia. E’ diffuso soprattutto in Campania, Basilicata, Puglia e Molise. Predilige l’allevamento in controspalliera ma si adatta bene anche ad altre forme di allevamento e garantisce una produzione abbondante e costante.
La varietà ha foglia media, allungata, orbicolare oppure trilobata; grappolo medio-piccolo, cilindrico, molte volte alato, compatto; acino: medio-piccolo, ellissoidale e buccia pruinosa, sottile, resistente, di colore nero.
E’ diffuso soprattutto nell’Italia meridionale ed in particolare in Campania, Basilicata e Molise; col vitigno Aglianico si producono grandi vini, quali il Taurasi (Campania) e l’Aglianico del Vulture (Basilicata). I vini prodotti con l’Aglianico si prestano ad affinamenti in legno, sia in botte grande che in barrique. L’affinamento in legno tende a smussare il tannino dei vini giovani e addolcire il prodotto rendendolo fine ed armonico.
Recentemente, alcuni studi sul DNA hanno riscontrato affinità genetiche tra l’Aglianico e l’Aglianico del Vulture.
I vini che si producono con questo vitigno sono di un colore rosso rubino intenso che assume riflessi arancione con l’invecchiamento. Tannici da giovani migliorano con un invecchiamento anche prolungato a causa dell’elevata acidità, assumendo un caratteristico sapore di liquirizia e di amarena sotto spirito.