L’Aglianico del Vulture è caratterizzato da bacca nera che preferisce i terreni vulcanici di alta e media collina, teme il grande caldo e le gelate autunnali; predilige l’allevamento in controspalliera, ma si adatta bene anche ad altre forme di allevamento e garantisce produzioni abbondanti e costanti.
Di origine greca la sua culla è sicuramente la zona del Vulture, in Basilicata, nella provincia di Potenza ed esattamente quella del Monte Vulture, un antico vulcano inattivo sulle cui pendici l’Aglianico ha trovato una condizione pedoclimatica perfetta dove il caldo è mitigato dall’altitudine dei vigneti e le gelate sono rare.
La diffusione del vitigno Aglianico lo ha portato alla registrazione nel Registro Nazionale delle Uve da vino di due distinte varietà: l’Aglianico (Campania) e l’Aglianico del Vulture (Basilicata); approfondite indagini molecolari, ampelometriche e biochimiche, effettuate per mezzo del DNA hanno permesso di stabilire che i due vitigni possono essere biotipi della stessa varietà avendo la stessa identità genetica, e che le differenze sono da imputare esclusivamente alla fortissima variabilità fenotipica e genotipica avvenuta conseguentemente all’antica riproduzione da seme.
Il vitigno Aglianico del Vulture ha foglia media, allungata, orbicolare oppure trilobata; grappolo medio-piccolo, cilindrico, spesso alato, compatto; acino: medio-piccolo, ellissoidale e buccia pruinosa, sottile, resistente, di colore nero.
La vinificazione dell’ Aglianico del Vulture origina vini di colore rubino impenetrabile, dal profumo fruttato, molto intenso, che evolve con l’età in sentori di spezie, fiori appassiti e tostature. Vini di grandissima concentrazione, tenore alcolico, struttura e mineralità.