Vitigno a bacca bianca caratterizzato da una buona vigoria ed un’epoca di maturazione medio-precoce; predilige i terreni asciutti, i climi temperato-freschi ed è in grado di fornire una produzione piuttosto bassa ma regolare.
L’origine genetica di questo vitigno è il frutto di domesticazioni dalle viti selvatiche dell’estuario della Garonna. In Italia è arrivato verso la fine del 1700 in Friuli, mescolato con il Semillon e alla fine del 1800 si diffuse in molte regioni italiane soprattutto lungo il versante adriatico. I risultati della sua coltivazione furono vini eccellenti, dal sapore leggero di fico secco zuccherino, adatti all’invecchiamento ma talvolta un po’ poveri di acidità. A causa della sua maturazione precoce, nelle annate umide, soffriva per i danni da botrite ed era più sensibile dei vitigni locali alla crittogame. Veniva normalmente impiegato come vino da taglio per migliorare i Trebbiani e altri vini di scarsa serbevolezza.
La varietà ha foglia media, tondeggiante, trilobata; grappolo medio-piccolo di forma cilindrica, alato, compatto; acino medio sferoidale e talvolta obovale a causa della compressione tra gli acini; buccia spessa e dura, di colore verde-dorata e punteggiata.
Assieme al gruppo dei Cabernet condivide l’aroma caratteristico di peperone verde, di aristolochia e di foglia di pomodoro, al quale si aggiungono per effetto della fermentazione alcolica alcuni prodotti secondari, chiamati mercaptometilpentani (MMP) che apportano sentori di bosso, di frutto della passione, di scorza di agrume.
I Sauvignon del Friuli e dell’Alto Adige si pongono in una posizione intermedia con un buon equilibrio tra sentori verdi e pirazinici e quelli agrumati e minerali; sentori delicati di menta e di salvia. Il colore è paglierino con riflessi verdolini. Si abbina preferibilmente con antipasti di verdure.